Cenni Storici

Ultima modifica 16 marzo 2023

Il comune di Fiumicello Villa Vicentina è nato il 1° febbraio 2018 dalla fusione dei Comuni di Fiumicello e Villa Vicentina. Di seguito alcuni cenni storici relativi ai territori d'origine.

Fiumicello

Nato come borgo agricolo della prospera colonia romana di Aquileia, Fiumicello deriva il suo nome dal vocabolo latino flumen ed è citato per la prima volta (Fiumisèl) in un atto dei 1174.
La sua storia è intimamente legata a quella di Aquileia: con essa subisce le devastanti invasioni degli Unni, dei Visigoti, degli Ostrogoti, degli Avari, dei Longobardi, con essa vede l'avvento del Cristianesimo e la costituzione della potenza patriarcale (del 1210 è un documento sottoscritto dal Patriarca Wolfger, con il quale convoca il Capitolo Aquileiese a Fiumicello). 
L'invasione longobarda aveva intanto avviato quel processo di feudalizzazione che farà di Fiumicello una gastaldia mai trasformatasi in comune: nel 1268 il patriarca Gregorio di Montelongo investe Leonardo, podestà di Aquileia, della Castaldia di Fiumicello.
Nei secoli XV e XVI, che vedono l'inesorabile declino della potenza patriarcale, Fiumicello, giuridicamente sottoposta al Patriarca ma occupata militarmente dagli Austriaci, risente delle lotte tra Venezia e gli Asburgo. Cessato nel 1420 il potere civile del Patriarcato d'Aquileia, nel 1516, con una delle tante "paci" di cui è piena la storia, il Friuli viene spartito tra Veneziae la monarchia asburgica e Fiumicello, assieme ad Aquileia e molti altri paesi, tra cui Gradisca, passa sotto il dominio della casa d'Austria e diventa parte della Contea Principesca di Gorizia.
Da allora, secoli di vita più o meno pacifica, trascorsi nella fame e nella miseria, fino all'arrivo di Napoleone (1797) evento che gli abitanti di Fiumicello vivono solo di rinesso, mentre il paese per un breve periodo passa al Regno d'Italia ed è assegnato al Dipartimento di Passariano.
Nel 1814, tramontato l'astro napoleonico, Fiumicello toma all'Austria ed austriaco rimane fino alla fine della prima guerra mondiale, in seguito alla quale diventa italiano a tutti gli effetti. Aggregato nel 1923 per motivi politici al vicino comune di Aquileia, simbolo di "romanità" Fiumicello deve aspettare la caduta del fascismo e la fine della seconda guerra mondiale per riprendersi l' 1 giugno 1947 la sua autonomia.
Da allora il paese è cresciuto, diventando un attivo centro agricolo che ospita da 60 anni la mostra regionale delle pesche; la popolazione si è stabilizzata fino ai 4900 abitanti e numerose associazioni e gruppi hanno reso vivace il tessuto sociale.

Villa Vicentina

Villa Vicentina, un paese di circa 1400 abitanti,  non è formato, come molti altri paesi da un unico raggruppamento di case, ma consta di diversi borghi, distanti fra di loro qualche chilometro e i cui nomi alludono alla posizione da essi occupata, rispetto alla parte centrale del paese come: Borgo Pacco, Borgo Dodone, Borgo Sandrigo, Capo di Sopra e Borgo Candelettis.

Borgo Pacco ovvero l'antica villa di Asiola (1174)

Quindi per dare un quadro chiaro sull'origine dei borghi di Villa Vicentina, partiremo da quello che sicuramente risulta essere tra i più antichi, la cui derivazione è stata tratta dai documenti e dall'archivio privato dell'ultimo discendente di casa Gorgo, il conte Giancarlo di Maniago. Borgo Pacco che deve l'attuale denominazione all'omonima famiglia, sicuramente giunta da Vicenza al seguito di primi colonizzatori del piccolo centro della Bassa. Il nome compare verso il 1600, sebbene in epoca antica pare che in detta località si trovasse la villa di Asiola. Fino al 1476 almeno, viene citata con questa denominazione in un contratto di affittanza, i cui confini sono compresi: "tra i terreni del Capitolo di Aquileia, dei Signori di Strassoldo (l'attuale borgo Sandrigo) e dei Savorgnano (Sant'Egidio): vicino alla roggia di Ramo che parte scorre verso Terzo di Aquileia nella zona di Valdistretta (a nord della Colombara)". Se il termine Asiola è d'uso più popolare, nella forma più colta viene definito Aselgia perchè, probabilmente, i chierici la trascrivevano così nei documenti ecclesiastici e, tale forma la troviamo attestata in un documento del 1300: "... quattuor manson in Aselgia et in Campomartio". Nel 1331 vengono menzionati un fiume e una campagna con il nome di Asiola: "iuxta flumen Asiole, prope tavellam Asiola et tavellam de Levata". Con ogni probabilità questo toponimo, sopravvissuto nel tempo superando il tramonto dell'Impero Romano e il periodo medioevale deriva da un nome femminile romano, Acilia. Questa era, forse, la proprietaria di una villa ubicata tra il fiume Natisone e l'antica strada consolare? E siccome finora, questa ipotesi sembra la più plausibile, la prendiamo per buona, fintanto che qualche altro valido supporto non possa contribuire a fare piena luce su questa denominazione così antica.

Borgo Sandrigo (XVII secolo)

Anche questo borgo prende il nome da una famiglia che si era stanziata in loco. Come per il Borgo Pacco, la denominazione compare nel 1600. I Sandrigo, provenienti da un'omonima località del vicentino, si erano stabiliti nel villaggio semideserto, senz'altro qualche tempo prima. Da un testamento depositato presso il notaio Giannantonio Palaro e datato 25 settembre 1577 si evince che un certo Altobello Sandrigo lascia tutti i suoi averi ai nipoti "Pollo e Pietro Sandrigo". Qualora essi non avessero avuto dei discendenti diretti, ossia dei figli, il patrimonio ereditato sarebbe stato impiegato nella costruzione di una chiesa che sarebbe dovuta sorgere nei pressi della sua casa, al posto del capitello di Sant'Acazio e intitolata Santa Maria di Campo Marzo. Sennonché non solo i due nipoti di Altobello Sandrigo ebbero prole, ma essendo venuta meno, nel corso degli anni, la necessaria devozione, il progetto della chiesa venne accantonato definitivamente e il capitello stesso venne demolito. È doveroso ricordare che per gli abitanti dei due nuovi borghi, soprattutto durante la stagione invernale, data la lontananza dal centro e la pessima condizione delle strade era alquanto scomodo riuscire a partecipare alle funzioni religiose, per cui pensarono bene di far erigere due capitelli uno dedicato a Sant'Acazio nel Capo di Sotto e l'altro a San Rocco nel Capo di Sopra. Mi sembra così di capire che, proprio davanti ad essi, la gente si riuniva per i momenti di raccoglimento e di preghiera. Inizialmente i Sandrigo si erano dedicati all'allevamento del bestiame e alla fabbricazione di mattoni e tegole, essendo il terreno composto da ottima argilla. Poi, essi acquistarono dei pezzi di terreno con l'intento di renderlo produttivo. Sebbene in seguito avessero ceduto quei prati ai conti Gorgo, gli stessi prati continuarono a essere chiamati "prati dei Sandrigo", come risulta da un atto notarile stipulato nel 1635: "Polo Sandrigo paga d'affitto per campo, et pezzo di prado nelli pradi dei Sandrighi formento netto et arivelato pesinali quattroaeticusta mitade del vino". Queste poche righe sono particolarmente utili per farci comprendere come in quel periodo, il Capo di Sotto si fosse trasformato in un'area di terreni arativi, nei quali cominciarono ad attecchire le prime viti e ampie distese di frumento. Per quel che sappiamo, è stato merito dei Sandrigo, trasformare il borgo in un luogo prosperoso, là dove esistevano soltanto degli acquitrini stagnanti.

Borgo Malborghetto ovvero Borgo Dodone (XVII secolo)

Singolare è la storia della denominazione di questo borgo. Come è avvenuto per gli altri due borghi, il toponimo è attestato attorno al 1600. Borgo Dodone, con Borgo Pacco e Borgo Sandrigo, aveva fatto parte, prima di questa data, del già citato Capo di Sotto, chiamato poi Malborghetto. Il nome Dodone deriva da un soprannome che per intere generazioni era stato sostituito al cognome della famiglia Stabile. Dodone (Dodo, Duodo) è un nome medievale di origine germanica, e probabilmente affascinò a tal punto qualche membro di questa famiglia che lo mise ad un primogenito, per cui negli anni che seguirono, ad ogni figlio maschio veniva imposto il nome di Dodone mentre con l'andare del tempo, lo stesso prese il posto del cognome. La famiglia Stabile, originaria di Vicenza, era giunta nel piccolo centro della Bassa al seguito dei signori Gorgo. "Essa si era suddivisa in quattro rami: dei Dodoni, dei Friorini, dei Gasperutti e dei Battistini, così chiamati dai loro capostipiti Dodone, Fiorino, Gaspero detto Gasperut perchè piccolo di statura, e Battista chiamato con il vezzeggiativo di Battistino." Basti sapere che il notaio Giobatta Stabile, vissuto nella seconda metà del XVII secolo, si firmava in tutti gli atti come Giobatta Dodone. Anticamente questo nome era molto in uso, tant'è che un certo Cardinale Dodone aveva preso parte all'inaugurazione della basilica di Aquileia nel 1031 sotto il patriarcato di Poppone, ma quale relazione vi fosse fra questo fatto e la famiglia Stabile, non c'è dato saperlo. Forse poco o niente, però gli Stabile, avendolo sicuramente appreso da qualche parte, ebbero la felice idea di inserirlo nella propria famiglia. Da ciò prese piede l'usanza tra il popolo di sostituire il termine Dodone a quello ufficiale di Malborghetto, e per parecchio tempo la tradizione venne rispettata. Attualmente questa denominazione è caduta completamente in disuso. Per quanto riguarda le caratteristiche paesaggistiche, lo stesso discorso fatto per Borgo Sandrigo, vale anche per Borgo Dodone. Per esempio i conti Gorgo, pur dominando lungamente il villaggio non hanno tramandato il proprio nome né a una villa patronale, né a semplici strade e campagne. Cosa invece riuscita ad alcune famiglie di piccoli possedimenti, dimoranti nei casolari isolati: i Sandrigo, i Dodone, e i Pacco. Almeno fino alla prima metà del secolo XVIII, l'intera zona era ricoperta da una fitta boscaglia: sotto le selve, sotto il bosco, boscat, pradat, cjampat, memorie lontane di una situazione non più esistente. Non sempre la toponomastica riflette la reale situazione storica di un luogo, che nel frattempo si è notevolmente evoluta, facendo mutare completamente la sua fisionomia. Infatti attraverso un'efficace opera di bonifica e drenaggio i terreni tornarono ad essere produttivi. Alcuni antichi vitigni sono scomparsi a causa della filossere. Di parte di loro è rimasto soltanto il nome: Orlenda, Pergolen, Osmadera, Racondin, Cruvin. Di altri invece, grazie ai numerosi vigneti reimpiantati (in particolar modo uva a bacca rossa), se ne può apprezzare ancora la bontà, essi sono: il Merlot, il Cabernet, il Refosco dal Peduncolo rosso e altri.

Capo di Sopra (anticamente dal XVII)

Nel 1610 è attestato "un loco dicto Capo di sopra". Come abbiamo già spiegato, in quell'epoca esistevano il Capo di Sopra e il Capo di Sotto. Anzi più tardi li troviamo menzionati come Cao de Sora e Cao de Sotto, però è bene evidenziare che tale forma venetizzata resistette per breve tempo, data la presenza nel piccolo villaggio di numerose famiglie venete. Quindi, è prevalsa la forma attuale, perchè, presumibilmente, Cao de Sora era in uso nella parlata popolare ma non è mai citata nei documenti.A differenza dei borghi, la località Capo di Sopra è rimasta come contrada, e recentemente è entrata a far parte integrale del paese mentre fino a qualche anno addietro era ritenuta una frazione. È interessante ricordare l'esistenza di una casa munita di torretta chiamata "La colombara", e demolita agli inizi del secolo. Ciò ci permette di supporre che doveva trattarsi di una sorta di edificio costruito a scopo difensivo per fronteggiare la calata dei Turchi che rappresentavano comunque un pericolo costante per la gente. Da una pietra rinvenuta vicino alla soglia si deduce che essa venne costruita nel 1499. Nel 1529 nel libro dei Camerati si legge: "Casa di mura coperta di coppi e colombara con Baianzo". Da questi particolari si può desumere come già nel XVI secolo, Capo di Sopra fosse abitata. 

Borgo Candelettis (anticamente dal XIX secolo)

Il nome di questo borgo formato da una manciata di case è relativamente recente, poichè viene segnalato nel catasto austro-napoleonico nel 1830. Mentre nell'archivio dei nobili Gorgo-Maniago già nell'anno 1614 viene citato come "le canallette". Si tratta di un termine veneto penetrato da secoli in tutto il Basso Friuli, e significa canèla, cioè "canna di palude" (phragmites communis), pianta dai molteplici usi che cresce nei fossati o si può trovare in prossimità della laguna. Null'altro si conosce di questo borgo che sicuramente nei secoli passati ha avuto una ragione d'essere, però senza ulteriori supporti documentaristici ci siamo limitati a tratteggiare uno scarno profilo storico. 


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